Metro Quester – Recensione

Non tutti quelli che stanno leggendo questo articolo conosceranno il nome Kemco. Questo è il nome di uno sviluppatore che, ormai da anni, si prodiga nella creazione di decine di videogiochi di ruolo con grafica retrò, tutti rilasciati inizialmente su mobile e poi anche su console di vario tipo. Nel corso del tempo abbiamo provato molte delle loro produzioni, tutte molto simili l’una all’altra e focalizzate sul genere rpg vecchio stile, ma quest’oggi hanno tentato un qualcosa di molto differente. Metro Quester, la loro ultima fatica, è difatti un particolarissimo dungeon crawler.

Innanzitutto, ciò che eleva Metro Quester a titolo degno di importanza, è il fatto che è stato creato in collaborazione con Kazushi Hagiwara, autore del manga Bastard!!. Con Hironori Kato alla guida dello sviluppo del sistema di gioco, questa combo non può che premettere risultati sfavillanti.

Non appena metteremo mano al gioco, noteremo subito che è incredibilmente diverso da ciò a cui siamo abituati. I menù e il titolo in generale hanno una grafica e dei colori che ricordano molto i giochi per pc degli anni 80, dove l’esplorazione la faceva da padrona con elementi minimalistici. Il nostro scopo sarà difatti l’esplorazione dei dungeon mentre centellineremo le nostre risorse.

Durante la storia, il nostro gruppo verrà spinto all’esplorazione dei sotterranei di Tokyo. Durante le sessioni di dungeon crawling la mappa verrà aggiornata in maniera automatica, cosa che ci aiuterà enormemente, tuttavia bisogna dire che le ambientazioni non hanno grande varietà. Rimane comunque molto divertente e interessante cercare tutti i punti di interesse e i segreti, perlustrando ogni angolo dei sotterranei. Dovremo trovare cibo e altre risorse per sopravvivere, per poi affrontare i terribili mostri che si annidano per i dungeon sperando che essi droppino equipaggiamenti o materiali utili a continuare la nostra avventura.

La battaglia si svolge con un combattimento a turni, nel quale potremo utilizzare punti azione per svolgere più azioni in un unico turno. Il problema è che anche i nemici avranno questo vantaggio, il che significa che la battaglia sarà incredibilmente strategica e dovremo lavorare molto sul sistema di “hate”, cioè ciò che spinge i nemici ad attaccare un determinato personaggio del nostro gruppo piuttosto che gli altri.

Tecnicamente non possiamo fare dei commenti. Il gioco è estremamente minimalistico e tutto è completamente statico, ma ciò è stato fatto per una precisa scelta stilistica dato che il titolo è mirato principalmente a chi amava i giochi anni 80 con questo tipo di grafica. Sicuramente anche il limitato budget ci ha messo mano, ma l’incredibile penna di Kazushi Hagiwara basta da sola a dare a mondo e personaggi un’identità che si “muove” da sola.

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