The Bridge Curse: Road to Salvation – Recensione

Università di Tang Hu. Taiwan. Tra gli studenti di questa università gira una strana leggenda. Salire i 13 scalini del ponte universitario a mezzanotte, farà apparire un misterioso quattordicesimo scalino. Se ci si volta indietro una volta su di esso, ci apparirà di fronte un fantasma che ci maledirà o ci ucciderà. Ne esistono a bizzeffe di questo tipo di leggende, tuttavia questa in particolare è la premessa usata nel videogioco The Bridge Curse: Road to Salvation.

In The Bridge Curse: Road to Salvation un gruppo di ragazzi decide di filmare un finto video dell’apparizione di questo fantasma, con tanto di effetti speciali e oggetti di scena. E’ così che inizieremo questa avventura in cui prenderemo il comando di diversi personaggi, vivendo il making of di questo film sotto diversi punti di vista. L’idea è di certo carina, ma purtroppo nella pratica non tutto funziona così bene come si vorrebbe. Spesso e volentieri passeremo il nostro tempo alla ricerca di semplici oggetti in giro per la mappa, e nella maggior parte dei casi tali oggetti si troveranno in luoghi assolutamente illogici solamente per inserire una “difficoltà” fittizia e allungare il brodo.

Quando poi arrivano i momenti di pericolo vero e proprio, le cose tendono addirittura a peggiorare. Nelle scene di azione, in cui dovremo scappare dal fantasma o da altri pericoli, lo scenario è preimpostato al punto che svariati oggetti (magari anche minuscoli o normalmente sorpassabili come cespugli) siano del tutto inaccessibili, forzandoci a prendere una strada predeterminata e togliendo tutto il pathos e il realismo del momento. Se a questo aggiungiamo che invece lo spettro può passare attraverso qualsiasi cosa, viene da sè che non c’è nemmeno margine di errore per riuscire nella fuga. Questo, purtroppo, rende queste fasi noiose e fastidiose piuttosto che spaventose. I momenti di vero spavento sono quelli in cui all’effettivo veniamo presi e siamo costretti a ricominciare daccapo, più e più volte.