Vengeful Guardian: Moonrider – Recensione

Siete degli appassionati dei videogiochi action vecchio stile? Amereste un gioco che fonde insieme i gameplay di Megaman e Strider? Allora, senza ombra di dubbio, Vengeful Guardian: Moonrider è il titolo che fa per voi.

In Vengeful Guardian: Moonrider impersoniamo un vero e proprio robot ninja, chiamato Moonrider, che è stato costruito dallo stato come arma vivente ma, dopo essersi svegliato, si ribella al suo destino. Tramite la pressione dei pulsanti potrà camminare, scattare, usare la sua spada, sparare abilità speciali, e aggrapparsi ai muri per saltare su quelli opposti. Un vero e proprio ibrido tra le movenze ninja di Strider Hiryu e il level design di Megaman, da cui prende la selezione degli stage e dei boss particolarmente ispirati.

Graficamente è come trovarsi di fronte un qualcosa di uscito a fine SNES o inizio PSX, con un uso magistrale della pixelart che lascia capire le fattezze di ogni location e di ogni nemico su schermo. Il comparto sonoro non riesce a recapitare uno stile retro, ed è anzi forse troppo attuale, con suoni elettronici in ogni dove, ma che fanno un buon lavoro nel portare l’utente in un’ambientazione pieno di nemici cibernetici in ogni dove.

Il level design è senz’altro il punto in cui Vengeful Guardian: Moonrider spicca: ogni stage è completamente diverso l’uno dall’altro, e in molte occasioni riesce anche a stupire, come per esempio nel livello in cui dovremo cavalcare una moto in stile F-Zero. La difficoltà è quella di trovare, nascosti per gli stage, dei chip di potenziamento che ci permetteranno di rendere migliori le capacità di Moonrider, da un’armatura che limiterà i danni ma non ci permetterà di ottenere buoni voti finali, a potenziamenti più passivi come il doppio salto.

Vengeful Guardian: Moonrider ha lo stesso difetto dei Megaman di una volta: è piuttosto difficile mettendoci mano per la prima volta, ma quando avremo imparato a gestire i nemici e conosciuto la disposizione dei livelli, la campagna dura ben poco e anche la rigiocabilità è quasi del tutto assente.