Shadow of the Ninja Reborn – Recensione

Ai tempi del NES, quando la mia carriera videoludica era quasi agli albori, iniziata con Atari e sala giochi, il parco titoli era piuttosto ridotto e soprattutto le finanze ci permettevano solo di avere qualche cartuccia, che giorno dopo giorno giocavamo e rigiocavamo fino a conoscere tutto a memoria. Uno dei giochi più interessanti al tempo era di certo Shadow of the Ninja, action in cui ci incarnavamo a scelta Hayate o Kaede, ninja del clan Iga, per combattere le forze oscure del malvagio Garuda.

Shadow of the Ninja Reborn non è un semplice remake, ma è proprio un nuovo gioco costruito sulle basi di ciò che era l’originale. Innanzitutto entrambi i personaggi ora possono usare sia la katana sia la kusarigama, che prima erano armi esclusive di uno o dell’altra. Ci sono molti altri attrezzi ninja da ottenere nel corso dell’avventura, che potremo anche sbloccare in maniera permanente se sconfiggiamo un boss con uno di essi. Inoltre è stato aggiunto uno stage tutto nuovo, portando il gran totale a 6.

Un’altra cosa che mi ha davvero stupito è stata la difficoltà del titolo. Solitamente i titoli NES erano difficilissimi, un vero inferno se li compariamo alla semplicità dei giochi di oggi. Per quanto riguarda Shadow of the Ninja Reborn è tutto il contrario: l’originale su NES era piuttosto semplice, mentre il Reborn è molto più complicato, tecnico, e con nemici assetati di sangue.

Anche il comparto tecnico è meritevole di un applauso. La grafica rinnovata gode di una pixel art davvero raffinata e godibile, oltretutto creata tenendo conto dei tecnicismi degli schermi di oggi e non pensando a come era la resa su tubo catodico, mentre il comparto audio ci regala una colonna sonora aggiornata da uno dei compositori originali.

Se a questo aggiungiamo la possibilità di giocare in cooperativa, e una modalità difficile ben congegnata che rende i comportamenti dei nemici intelligenti e imprevedibili, probabilmente abbiamo ben poco di cui lamentarci.