Ci sono giochi che scelgono di guidarti passo dopo passo, e poi c’è Hell Is Us. L’opera di Rogue Factor ti getta in un mondo devastato da guerra civile e presenze ultraterrene senza offrirti bussole, mappe o indicatori rassicuranti. Sta tutto a te: ascoltare il vento, leggere i segni nel paesaggio, imparare a riconoscere quando sei davvero al sicuro e quando invece sei a un passo dalla catastrofe.
Non è un titolo che vuole farti sentire onnipotente: piuttosto, ti lascia smarrito e fragile, costringendoti a cercare il senso in un ambiente che sembra sempre più grande di te. È proprio questa scelta radicale a renderlo affascinante.

Un mondo che mescola epoche e incubi
La storia segue Rémi, un uomo tornato nella sua terra natale in rovina alla ricerca delle proprie origini. La cosa sorprendente è il modo in cui il gioco mescola registri apparentemente inconciliabili: un attimo sei in un villaggio ridotto in macerie, poco dopo ti ritrovi in un sotterraneo che pare uscito dal Medioevo, popolato da creature spettrali che sembrano partorite da un incubo surrealista. Poi, senza preavviso, spunti in trincee che ricordano il primo conflitto mondiale, o sali su un veicolo futuristico. È un mosaico volutamente straniante, ma che col tempo acquisisce coerenza e ti trascina sempre più a fondo.

Avventura prima di tutto
Nonostante la componente action sia presente, il cuore di Hell Is Us è l’esplorazione. Ogni area è vasta, piena di segreti, di personaggi in difficoltà, di storie spezzate dalla guerra. Le missioni non hanno marcatori evidenti: devi prestare attenzione ai dialoghi, annotare indizi, osservare i dettagli ambientali. Non c’è un elenco di “cose da fare”, c’è piuttosto un invito a perderti e a ricostruire i frammenti di un mondo in frantumi.
Il bello è che non ti senti mai imboccato: scoprire un passaggio nascosto o risolvere un enigma ambientale dà la soddisfazione che solo l’esplorazione genuina può regalare.

Nemici che incarnano emozioni
A interrompere la guerra degli uomini arrivano i cosiddetti Hollows, entità disturbanti che ricordano manichini vuoti animati da emozioni umane deformate. Rabbia, dolore, disperazione: sentimenti che diventano armi, che urlano e danzano mentre ti attaccano. Combatterli richiede calma e osservazione, perché non si abbattono con semplice forza bruta. È un sistema di combattimento che non punta alla brutalità, ma alla precisione e alla gestione attenta di stamina e tempismo.
Non siamo davanti a un Soulslike in senso stretto: la difficoltà è calibrata in modo da premiare l’attenzione più che la resistenza alla frustrazione. E il supporto di una piccola drone, che funge da aiuto tattico, aggiunge un tocco originale. Gli Hollows possono essere combattuti solamente con armi e poteri particolari, quindi l’equipaggiamento che troveremo è molto prezioso e non potremo contare su altri aiuti. Tuttavia, alcuni Hollow possiedono delle entità al loro interno, che rendono i loro ospiti invulnerabili se non vengono sconfitte prima. La distruzione di questi Hollow più forti ci garantirà il drop di materiali necessari a potenziare le nostre armi e le nostre abilità.

Una scelta per pochi
Hell Is Us non è pensato per tutti. Richiede pazienza, voglia di esplorare, capacità di immergersi in atmosfere cupe e disturbanti. Non offre risposte facili, né scorciatoie. Ma chi accetterà questa sfida troverà un’esperienza rara: un’avventura che non ha paura di spiazzare, di mescolare linguaggi, di parlare apertamente dell’orrore della guerra e delle zone grigie della violenza.
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VALUTAZIONE FINALE - Hell is Us
Hell Is Us è stato uno dei giochi più intensi e sorprendenti degli ultimi tempi. Non è perfetto, non sarà mai universale, ma è coraggioso e unico. Se siete stanchi di mappe affollate di icone e missioni preconfezionate, questo viaggio vi ricorderà cosa significhi davvero “scoprire”.

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