Copertina 'Kingdom of the Dead'
Copertina 'Kingdom of the Dead'

KINGDOM of the DEAD – Recensione

Dovendo pensare a un’opera artistica moderna in bianco e nero, con il solo rosso del sangue a donare un tocco di colore, a cosa pensereste? La mia mente corre immediatamente verso il mondo fumettistico di Sin City, ideato da Frank Miller, e MadWorld, beat ‘em up del 2009 per Wii.
Kingdom of the Dead non sarà una pietra miliare dell’intrattenimento, ma di certo trova una sua identità precisa, soprattutto sotto l’aspetto grafico, e lo fa inaspettatamente senza tirare in ballo nessuno dei due famosissimi titoli sopra citati, esercizio non facile quando troviamo un prodotto costruito con questa tecnica artistica.

Sviluppato da Dirigo Games ed edito da Hook Games, Kingdom of the Dead è uno sparatutto horror in prima persona dalle tinte piacevolmente noir. Poco più di 5 ore di discesa (e salita) in ambienti tetri ed oscuri, a caccia delle creature demoniache che infestano il nostro mondo.

Uscito lo scorso febbraio su Steam al prezzo di 14.99€, finalmente ho potuto metterci le mani sopra per questa recensione. Per scoprire cosa ne penso, addentratevi con me nell’ombra e analizziamo insieme Kingdom of the Dead!

Un Uomo solo contro La Morte

L'agente Chamberlain protagonista di Kingdom of the Dead
L’agente Chamberlain.

L’incipit che fa da sfondo in Kingdom of the Dead è la fine della Guerra di Secessione negli Stati Uniti. La devastazione e le innumerevoli perdite umane hanno fatto sì che La Morte riuscisse a creare un proprio esercito. L’agente Chamberlain, ex professore e generale d’armata, viene assoldato nel programma governativo segreto “Gatekeeper” con lo scopo di combattere La Morte e le sue armate. L’obiettivo di ogni livello sarà quello di chiudere i portali che comunicano tra il mondo della Morte e il nostro.

Al nostro fianco avremo una spada demoniaca parlante col senso dell’umorismo, un cavallo come mezzo di spostamento (ma solo nelle cutscene) e la nostra pistola.

La spada che potremo usare in Kingdom of the Dead
La spada maledetta. Mi ricorda molto Luci di Disenchantment.

L’unico contatto che avremo con l’agenzia governativa saranno i file presenti sulla scrivania del nostro studio, ovvero dei briefing riguardanti le missioni. Lo studio sarà il nostro hub, al quale torneremo al termine di ogni spedizione, nel quale sceglieremo quale sarà la prossima missione contro La Morte. Otto missioni da completare prima di giungere al capitolo finale, che regalerà un piccolo twist nella storia.

Una trama estremamente lineare, esattamente come il gameplay.

Corri, salta, spara

Mira alla testa e il mostro morirà in un colpo, mira da un’altra parte e ce ne vorranno un po’ di più. Almeno per quelli “base”. Per i demoni più complessi (tendenzialmente quelli più grossi) bisognerà sperimentare e studiare, ma nulla di impossibile. E in effetti il core del gameplay di Kingdom of the Dead è tutto qui.

Chamberlain prende la mira sulla testa di un nemico.
Questo non-morto sta per fare una non-bella fine.

Ma qual è il feeling dello sparo?
Partiamo col dire che è divertente e soddisfacente. Ogni click ci riporterà piacevolmente indietro negli anni pur mantenendo una certa freschezza, ma purtroppo non siamo in presenza di un gioco esente da difetti. L’aspetto più evidente è la poca chiarezza con le hitbox (sia la propria sia quella dei nemici). Inoltre, colpire alla testa i nemici “base” oneshotta, ma in alcune (pochissime, ma ci sono) inspiegabili circostanze dovremo mirare verso il petto, soprattutto a distanza. Non che questo sia gravissimo data anche la natura muori e respawna del titolo, ma prima di riuscire ad adeguarci all’hitbox sarà frustrante.

A controbilanciare questo difetto c’è sicuramente la meccanica dello smembramento dei nemici base. Oltre alla testa (il classico headshot che fa esplodere il cranio), avremo risultati particolari anche con braccia e gambe.
Fra le 11 categorie di nemici, infatti, tre di queste avranno armi in mano con le quali tenteranno di colpirci. Se proveremo a sparare alle loro braccia, queste salteranno via, perciò se riusciremo a colpire il braccio armato, il nemico diventerà inoffensivo.
Discorso simile per le gambe, che una volta colpite rallenteranno l’avanzata inesorabile delle creature.

Un nemico che ricorda il cacodemone di Doom
Vi ricorda qualcosa?

Sulla pagina di Steam sono stati dichiarati “più di 22” nemici. Oltre alle 11 categorie che ho incontrato, nelle 9 missioni incontreremo 9 boss (uno si ripete ma ne troveremo due in un livello). In totale abbiamo 20 tipologie di nemici, 21 se facciamo una piccola eccezione con un nemico che avrà dei minion al suo seguito.
Riguardo i boss, non aspettatevi chissà quale character design, ma la cosa che più delude è la difficoltà nell’affrontarli: saranno davvero molto facili da sconfiggere usando le giuste armi che avremo a disposizione.

Il Verme Conquistatore, il primo boss di Kingdom of the Dead
Il primo boss di Kingdom of the Dead.

A proposito di armi, quelle utilizzabili dichiarate su Steam sono 8, ma ne ho trovate solo 7. Unitamente al discorso sul numero di nemici, non so se si tratti di una mia mancanza, di un errore degli sviluppatori o di due errori di battitura su Steam: dichiarazioni poco chiare che mi lasciano un po’ perplesso.
Comunque, già 7 armi garantiscono una variabilità adeguata per non annoiarsi, anche se in alcuni casi la scelta è obbligata dal tipo di nemico.

Platforming ed esplorazione sono altre due componenti molto importanti, talvolta collegate. In alcuni momenti saranno necessarie per proseguire nella missione principale, in altri serviranno a raggiungere cuori nascosti o munizioni. Ma attenzione ai salti, che risultano un po’ scivolosi” (e sì, c’è il danno da caduta).

Riguardo il platforming, apriamo un piccolo capitolo a parte: ogni modello, tranne la vegetazione, ha una sua fisicità. Questo significa che anche la più piccola sporgenza che fuoriesce dal muro, se raggiungibile, avrà “hitbox” a sufficienza per farci salire sopra.

In piedi sullo stipite di un portone
A quanto pare non abbiamo le gambe.

Per chi come me ama fare tutto tranne che seguire la strada principale, ciò si tramuta in esplorazione al di fuori dei confini delle mappe.
Un’esplorazione non molto proficua dal punto di vista del proseguimento nella missione, che però sicuramente diverte chi ha voglia di provare a rompere il gioco. Ma dal lato programmazione avrei fatto più attenzione a porre muri invisibili per impedire di sconfinare. Anche se, devo ammetterlo, c’è un certo fascino nel trovarsi di fronte a cose del genere:

Fuori dalla mappa di Kingdom of the Dead
Un bel panorama notturno.

L’odore della carta di giornale

È strano parlare di grafica avendo in mente uno stimolo sensoriale completamente diverso da quello della vista, eppure eccomi qui.
La vera forza di Kingdom of the Dead risiede nella sua veste grafica, disegnata completamente a mano: nel suo aspetto originale, fa respirare carta di giornale ed inchiostro. È un po’ come se Lovecraft aprisse un suo libro scritto a mano e noi potessimo vederlo prendere vita davanti ai nostri occhi. In inquadrature come queste, invece, ricorda lo stile artistico di Escher:

Salone interno in un livello di Kingdom of the Dead
Un’estetica veramente particolare.

Ho parlato di aspetto originale perché all’interno delle opzioni troveremo anche un’impostazione per cambiare i colori.

Le modalità di colore selezionabili in Kingdom of the Dead
Le modalità di colore selezionabili. Lascio a voi il piacere di scoprire le caratteristiche di ognuna di esse.

Un’aggiunta particolare, che talvolta torna utile per proseguire nell’esplorazione di alcune zone di gioco. Infatti la scelta artistica ha un prezzo da pagare, e questo è rappresentato dalle ombre. In alcune colorazioni, fra cui quella originale, le zone d’ombra sono talmente scure che è impossibile vedere la fine di stanze o corridoi. Per risolvere, spesso un cambio di tonalità può tornare utile, ma è difficile capire in che misura questa sia stata una scelta precisa dei designer.

Forse un po’ troppo buio.

Una nota molto importante: data la natura del gioco, l’alternanza tra chiari, scuri e flash luminosi può davvero infastidire, se non addirittura nuocere alla vista. In questo senso, l’assenza di un disclaimer per giocatori fotosensibili è un grave errore.

Suoni e musiche

I suoni, soprattutto quelli delle armi, convincono e non annoiano, anche se troviamo delle evidenti sbavature. I passi di un paio di nemici sono talmente alti da distorcersi in maniera molto pronunciata, facendo davvero male alle orecchie.
Per quanto riguarda invece le musiche, devo dire che ho trovato una bella varietà e tutte quante aiutano nella costruzione dell’ambientazione in maniera egregia.

Considerazione finale

Al netto di pregi e difetti, Kingdom of the Dead è un gioco che si distingue per il suo aspetto, ma che tende a dimenticarsi del suo contenuto. Dopo la prima parte nella quale, per effetto novità, saremo molto presi dal gioco, arriverà una fase centrale molto scarica. Questo fino alle battute finali, dove con un colpo di coda riesce a rinnovarsi e a dare nuova linfa a sé stesso. Tutto sommato è un titolo intrattenente, ma che presenta parecchie incompiutezze ed errori che impediscono di giudicarlo sopra la sufficienza. Non lo consiglierei a prezzo pieno, ma per pochissimi euro può valere la pena. Tenendo a mente però che la tanto declamata rigiocabilità è praticamente nulla.

VALUTAZIONE FINALE - KINGDOM of the DEAD
5.0

Kingdom of the Dead è un gioco che si distingue per il suo aspetto, ma che tende a dimenticarsi del contenuto. Dopo la prima parte nella quale, per effetto novità, saremo molto presi dal gioco, arriverà una fase centrale molto scarica. Questo fino alle battute finali, dove con un colpo di coda riesce a rinnovarsi e a dare nuova linfa a sé stesso. Tutto sommato è un titolo intrattenente, ma che presenta parecchie incompiutezze ed errori che impediscono di giudicarlo sopra la sufficienza.

User Rating: 2.6 ( 1 Votes )

Videogiocatore a tempo perso (e perdo tanto tempo), fan sfegatato delle cose gratis, amante della vaporwave e la mia console preferita è la PS2, quindi ormai sono già considerabile vecchio.

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