Trident’s Tale

Trident’s Tale – MiniRecensione

Tutto parte da un copione malteso. I dialoghi suonano goffi, recitati come in un cartone animato fastidioso, con voci stereotipate che irritano più delle fingenti risatine forzate. Ogni cutscene è un pugno nell’occhio al buon gusto, e anche se puoi saltarle, qualcosa sfugge sempre — magari un’espressione facciale esasperata o un tono di voce irritante che resta a tormentarti.

Trident’s Tale

Esteticamente sembrerebbe un gioco per bambini: colori vivaci, atmosfere giocose. Ma appena inizi a muovere il personaggio, i guai emergono. Gli attacchi sono lenti, impacciati, e spesso inutilizzabili in combattimento: rigiri l’arma per colpire, ma il nemico si sposta e schiva, lasciandoti ad artigliare l’aria. I nemici, dall’altro lato, non ti danno tregua: attaccano in branco, aggressivi e veloci, costringendoti a schivate impari.

Il combattimento navale non offre alcun sollievo. La tua nave è lenta, manovrare diventa un incubo: nemici che ti collidono addosso, granate che ti scassano l’armatura. Riparare? Ti tocca consumare la tua scorta vitale. È un mix di frustrazione tattica e gestione risorse sbagliata.

Trident’s Tale

La gente che incontri ti chiede di recuperare questa roba, raccogliere quell’altro oggetto, parlare con tizio e caio. Ma il setting è grigio, anonimo, inconcludente: non c’è personalità, non si resta colpiti da nulla, neanche per sbaglio. Ciò che fai, anche se tecnicamente funziona, non rimane impresso.

Ecco il punto: Trident’s Tale non suscita odio profondo. È solo mediocre, prevedibile e… vanitoso nel voler sembrare più della somma delle sue parti. Vuole far ridere, intrattenere, ma non lo fa. Nemmeno malvagiamente. È un fallimento regolamentare, un abisso di banalità.

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