In un panorama videoludico dominato da titoli carichi di azione, dialoghi serrati e HUD ipertrofici, Spirit of the North 2 arriva come una boccata d’aria fresca – o meglio, un soffio di vento tra le montagne. Non è un’esperienza per chi cerca adrenalina o una narrazione cinematografica: è un viaggio contemplativo che si affida alla bellezza della natura e all’intuito del giocatore per farsi scoprire.
Questa seconda avventura riprende quanto introdotto nel primo capitolo, ma amplia sensibilmente il respiro dell’esperienza. Non ci sono parole, né personaggi da conoscere: solo una volpe rossa, ora affiancata da un misterioso uccello, che attraversa ambienti onirici e ancestrali. Il legame tra i due non viene mai spiegato, ma la loro sincronia è tangibile. Insieme si muovono in un mondo che sembra vivo, anche se spesso silenzioso.

I paesaggi sono ampi, quasi meditativi, e invitano a vagare senza fretta. Ogni tanto si risolvono enigmi ambientali semplici, si raccolgono oggetti enigmatici o si utilizzano poteri spirituali per sbloccare nuove zone. Nulla è forzato, e questo approccio quasi zen è parte del fascino del gioco… ma anche uno dei suoi limiti.
La grande apertura degli scenari offre un senso di libertà invidiabile, ma allo stesso tempo rischia di lasciare un senso di vuoto. L’assenza di veri incentivi all’esplorazione – al di là di collezionabili e potenziamenti – rende il mondo un po’ troppo rarefatto. Ti ritrovi spesso a camminare per minuti interi senza incontrare nulla di realmente interattivo, il che può risultare frustrante per chi cerca stimoli più continui.

Alcune zone, però, colpiscono nel profondo. Passaggi stretti tra rocce, spazi aperti dove il vento soffia tra le erbe alte, caverne illuminate da riflessi blu… tutto contribuisce a creare un’atmosfera sospesa, che invita a fermarsi e osservare. E quando parte la colonna sonora, rarefatta ma emotivamente coinvolgente, è difficile non lasciarsi trasportare.
Una delle novità più appariscenti di Spirit of the North 2 è il sistema di potenziamenti. Sparsi per il mondo ci sono forzieri che sbloccano punti da investire in abilità che vanno dall’aumento della salute alla riduzione dei danni da caduta. È un’aggiunta interessante, ma appare un po’ sproporzionata rispetto al tono generale dell’esperienza.
Non si tratta di un gioco che ha bisogno di numeri, build o ottimizzazione delle statistiche. Avere un menu con decine di opzioni da scegliere può spezzare l’immersione, togliendo parte di quella spontaneità che rendeva affascinante il primo episodio. Detto ciò, alcune abilità risultano effettivamente utili, specialmente quando si tratta di evitare piccoli fastidi come cadute dannose o limiti nella gestione dell’energia spirituale.

Tecnicamente, Spirit of the North 2 mostra il fianco. Nonostante l’incremento nella scala del progetto, la stabilità del gioco non è sempre all’altezza. Problemi di framerate, collisioni imperfette e qualche bug fastidioso – come finire sotto la mappa o restare bloccati – affiorano con una certa frequenza. In un titolo che basa la sua forza sull’immersione, questi inciampi si notano ancora di più.
Si ha la sensazione che, a fronte di una crescita in ambizione, non tutto sia stato rifinito con la stessa cura. Le buone intenzioni ci sono, ma servirebbe una mano di lucidatura in più per far brillare il potenziale che si intravede.
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VALUTAZIONE FINALE - Spirit of the North 2
Spirit of the North 2 è un’opera contemplativa, adatta a chi cerca un'esperienza visiva e sensoriale più che una sfida o una narrazione articolata. Ha il cuore in un posto giusto, ma le sue ambizioni tecniche e strutturali lo portano in territori dove inciampa facilmente. È un gioco da assaporare con calma, da vivere come una passeggiata solitaria in mezzo a una foresta misteriosa. E anche se a volte si perde nel suo stesso silenzio, resta un viaggio capace di regalare emozioni genuine a chi è disposto ad ascoltarle.

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